Bike Sharing a Roma. La “Condivisione” non riuscita.
Si scrive Bike Sharing e ovunque si traduce con “Condivisione di Biciclette”, tranne a Roma dove possiamo definirlo “Sogno irrealizzabile”. Si perché mentre in Europa il servizio delle Bike Sharing sembra riuscito alla grande ormai da anni, qui a Roma è stato al contrario un “Flop” totale. Non volendo lamentarci con la solita frase “In Italia va tutto male” facciamo prima un giro su internet, tra siti di giornali e siti di mobilità sostenibile, e capiamo innanzitutto cos’è il Bike Sharing e il perché dell’ insuccesso che ha avuto nella capitale italiana rispetto all’ Europa e rispetto proprio, ad altre città Italiane.
Cos’è il Bike-Sharing: Mettere a disposizione del cittadino un mezzo che sia l’alternativa all’autoveicolo privato e che promuova la Mobilità Sostenibile. Quale veicolo migliore della bicicletta? Una Bici non solo vostra, ma da condividere con tutte le altre persone delle vostra città. Gli obiettivi sono favorire gli spostamenti all’interno della città, contribuendo anche alla diminuzione del traffico cittadino ( che a Roma si sa, non farebbe male) e soprattutto diminuire l’impatto ambientale generato da inquinamento acustico e atmosferico. Nel pratico il tutto funziona in maniera molto semplice. Chi vuole aderire al Bike Sharing sarà proprietario di una tessera personale magnetica, come quella dell’ abbonamento per la metro . Le bici da utilizzare si trovano posteggiate in delle piccole “stazioni”, dislocate per tutta la città. (di solito molto vicine alle stazioni delle metro, proprio per favorire gli spostamenti). Con il vostro abbonamento una volta davanti la “stazione” basta passarlo sulla colonnina che leggerà l’ abilitazione ad usare la bici. In quel momento sarete liberi di utilizzarla per quanto volete ( ogni città ha tempi/prezzi differenti) e poi restituirla alla prossima “stazione” che avrete vicino al vostro punto di arrivo.
Très Facile!
Roma “il Caso disperato”: Era il lontano 2008. La Capitale seguendo le orme di città come Parigi, Lione e Barcellona (alcune delle prime città che hanno attuato il servizio) decide anche lei di entrare a far parte della cerchia di capitali in cui si promuove la mobilità sostenibile. Ora…bisogna un attimo vedere se, rispetto alle caratteristiche e gli obietti che abbiamo appena descritto, Roma riesce ad attenersi.
Il servizio parte con la gestione del progetto Bici-in-città affidata alla società Spagnola Cemusa. Numerosi abbonamenti iniziali. 3000 in sei mesi e con gli abbonati arrivano anche le lamentele. Poche bici rispetto agli abbonati. Difatti vennero stanziate solo 200 biciclette, da collocare in 19 stazioni, dislocate in un unico Municipio. Considerando che Roma di Municipi ne ha 20, possiamo dedurre che l’ obiettivo di “facilitare gli spostamenti” : è fallito! Per di più rispetto al resto del Pianeta, noi siamo un po’ restii alle novità, e il servizio del Bike Sharing deve essere il più facile possibile da utilizzare, se si vuole fare in modo di riscuotere un ottimo successo tra i cittadini. A noi romani non ci facilita di certo la vita, sapere che le bici invece di essere collocate in punti strategici, sono collocate in vicoletti inaccessibili! Niente stazioni all’ uscita delle metro, niente stazioni vicino alle fermate degli Autobus, (oh! aspettate una sola, fuori la metro A Piazza di Spagna), addirittura neanche fuori la stazione Termini…
Comparando il progetto con altri Comuni d’Italia, il progetto romano risulta di molto inferiore. A Torino la sperimentazione è iniziata con 3900 bici e 116 stazioni, Milano 1200 bici, Brescia che non ha neanche la metà dei turisti e dei cittadini di Roma conta 24 stazioni.
Sarà per queste ragioni che dopo una prima gestione da parte della società spagnola la “palla” passa in mano all’ A.t.a.c. nel 2009, e all’ Agenzia Roma Servizi per la Mobilità nel 2010. Ultimo step. Forse il comune riuscirà a stabilizzare il progetto. Vengono attivate 27 stazioni (solo), ognuna con un Totem con sopra raffigurata la cartografia del territorio e la dislocazione delle altre stazioni. 150 Bici (meno di quelle di Cemusa), viene creato un sito, 10 biglietterie A.t.a.c. autorizzate, e poi, tutto rubato. Perché non abbiamo neanche fatto in tempo a realizzare del servizio che le bici se le sono rubate, i ladri.
Ad oggi la situazione non ci è molto chiara. Il sito del Bike Sharing di Roma è ancora attivo, allora noi gli scriviamo per chiedere com’ è la situazione e loro ci rispondo “la situazione è attualmente un po’ problematica sul servizio, il quale è momentaneamente sospeso, siamo in attesa di decisioni in merito al futuro del servizio”. Facendoci capire che bici nuove non esistono, che non sappiamo se ne è sopravvissuta qualcuna, lasciandoci nell’ incertezza… non ci facciamo false speranze e la bicicletta in caso, ce la compriamo.
Bike Sharing & Il caso (riuscito) di Stoccolma: Estate 2013. Esperienza provata sulla nostra pelle, quando una volta arrivati a Stoccolma scopriamo che c’è questo sistema che funziona benissimo. AirTours sponsor del Bike Sharing Svedese propone un abbonamento per tre giorni di circa 165 SEK, che convertite in euro sono poco più di 18,00 €. Hai la tua tessera magnetica, e hai l’utilizzo della tua bici per 3 ore. Poi puoi posarla e prenderne un’altra. Non c’è problema o incertezza nel trovare una stazione. Sono ovunque, fuori le metro, nei parchi, in periferia, dove non ti aspetti. Funzionano, e ti permettono di girare la città da cima a fondo in soli 3 giorni. Unica “pecca” di cui ci preoccupiamo è che non hanno il lucchetto, solo dopo scopriamo il perché. Perché nessuno le ruba. Puoi lasciarla fuori al ristorante, mangiare con calma, uscire dopo un ora e trovarla ancora lì. E’ il paradiso delle Bici, soprattutto in Estate.
Speranza di Mobilità Sostenibile per giornate come il “Bike to School”: Se la bicicletta non possiamo condividerla, usiamo ognuno la sua e speriamo in delle giornate come il “Bike to School Day” che continuano a proporre la mobilità sostenibile. A Roma, e in altre città d’ Italia il 29 Novembre passato, centinaia di bambini sono andati a scuola in bicicletta insieme ai loro genitori. C’è speranza forse, e potete chiederlo ad Anna Becchi attivista del gruppo #salvaciclisti. Perché iniziare a sensibilizzare sull’ argomento direttamente i bambini o i ragazzi potrebbe essere un vantaggio in più. Sia perché loro nel mentre si divertono, sia perché magari, un giorno, i genitori potranno rispondere alla fatidica domanda “Mamma, Papà quando mi comprate il Motorino?” “ A che ti serve il motorino, quando puoi andare in bici?”