Una visita alla città etrusca di Vulci e al Castello dell’Abbadia
Vulci è un’antica città etrusca che oggi fa parte del territorio di Montalto di Castro, in provincia di Viterbo. Abbastanza lontana dal mare, si trova su di una piattaforma calcarea lungo la riva destra del fiume Fiora, nella Maremma Laziale. Fu una delle più grandi città-stato dell’Etruria, con un forte sviluppo marinaro e commerciale con Grecia e Oriente.
Sulla sponda opposta del pianoro di Vulci si erge, isolato, il maestoso Castello dell’Abbadia, oggi sede di un importante Museo Nazionale Archeologico nel quale sono esposti reperti provenienti dagli scavi archeologici di Vulci.
Origini del Castello
Il Castello dell’Abbadia ha origini molto antiche: alto circa 30 metri fu eretto a riparo di un suggestivo ponte (ponte dell’arcobaleno) nel III sec. a.C., costruito dai romani su fondamenta preesistenti etrusche. In origine era un’abbazia benedettina dedicata a san Mamiliano, santo a cui era dedicata una chiesa fatta costruire nell’ 809 da due nobili longobardi, Faulo e Autari e poi donata all’ abbazia di Farfa. Secondo la leggenda, Vulci e l’abbazia furono distrutte ad opera dei saraceni nel 964 d.C. anche se numerosi documenti medievali continuano a citare l’abbazia tra le proprietà della Chiesa.
La posizione strategica tra Stato Pontificio e Granducato di Toscana resero l’edificio molto appetibile. Infatti, numerose famiglie e casate potenti se lo contesero aspramente: nel XIII secolo il castello, importante centro di assistenza ed accoglienza dei pellegrini, fu probabilmente di proprietà dei templari, gli Aldobrandeschi prima e i Farnese poi inserirono il castello tra le loro proprietà. Nel periodo napoleonico il castello fu assegnato a Luciano Bonaparte, fratello dell’imperatore, come principe di Canino. In seguito passò ai Torlonia ma, nel corso dell’Ottocento, vista anche la sua posizione, fu adibito a dogana pontificia. Dopo anni di incuria il complesso fu incamerato dallo Stato italiano e diventò la sede del Museo Archeologico Nazionale di Vulci.
Il Castello oggi
L’aspetto attuale del Castello risale al XII sec., ha una forma trapezoidale e domina la riva sinistra del Fiora mentre ad est, dove è protetto da un fossato, si affaccia sulla pianura circostante con un muro di cinta munito di quattro torri semiellittiche. Sempre al XII secolo si può far risalire anche l’aspetto architettonico delle mura e la costruzione del maschio, il nucleo più antico del castello. Nel 1513 fu concessa in investitura perpetua al cardinale Alessandro Farnese, il futuro papa Paolo III, che pare amasse soggiornarvi ed è a lui che, probabilmente, si deve la costruzione del corpo attualmente destinato a struttura museale.
Il famoso scrittore e poeta inglese David Herbert Lawrence (“L’amante di Lady Chatterley”) ci dà una suggestiva descrizione del castello, in occasione di una visita fatta alla fine del 1800: “A ridosso del ponte, da questa parte, è la nera costruzione del castello rovinato, con l’erba che spunta dall’orlo dei muri e dalla nera torre. Come il ponte è costruito con blocchi di tufo spugnoso, bruno-rossiccio, ma molto più quadrati. E c’è all’interno un vuoto tutto speciale, Il castello non è interamente in rovina, è una specie di casa rurale…”.