Porta San Giovanni
Roma (RM)
È strutturata in un unico grande arco realizzato da papa Gregorio XIII ad opera forse di Giacomo della Porta o, più probabilmente, di Giacomo Del Duca, che già aveva collaborato con Michelangelo alla realizzazione di Porta Pia. La confusione è dovuta al fatto che le cronache dell’epoca parlano generalmente di un famoso architetto Giacomo. La tradizione popolare romana insiste però sulla presenza del Della Porta, tant’è vero che lo fa anche morire nei pressi della porta “da lui realizzata”, a causa di una violenta indigestione di meloni e cocomeri, di ritorno da una gita ai Castelli Romani. Venne inaugurata nel 1574 e la sua apertura, resa necessaria nell’ambito della ristrutturazione dell’intera area del Laterano per agevolare il traffico da e per il sud d’Italia, decretò la definitiva chiusura della vicina e ben più imponente Porta Asinaria, di epoca aureliana, divenuta ormai quasi inagibile per il progressivo innalzamento del livello stradale circostante e anche per questo del tutto inadeguata a sostenere il volume di traffico.
Più che ad avvenimenti storici e militari di particolare rilievo, Porta S. Giovanni è legata alle tradizioni popolari romane, oggi praticamente scomparse, in particolare quella relativa alla “Notte di San Giovanni”, il 23 giugno, la “notte delle streghe”, con la grande festa all’aperto un tempo tanto cara ai romani. Secondo la leggenda, in quella notte il fantasma di Erodiade, che aveva convinto il marito Erode Antipa a far decapitare San Giovanni Battista, organizzava una sorta di sabba di streghe sui prati del Laterano; per scacciarle i romani predisponevano una grande festa nei dintorni che, tra schiamazzi e fuochi d’artificio, le mettesse in fuga. Sempre caratteristica della notte di S. Giovanni è l’usanza di mangiare le lumache, le cui corna simboleggiavano la discordia (il significato del tradimento è molto più recente): mangiandole si seppellivano nello stomaco i contrasti e i rancori accumulati durante tutto l’anno trascorso, dando all’usanza un significato di riconciliazione.
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