Fontana del Moro
Piazza Navona
Roma (RM)
La “Fontana del Moro”, tra le più antiche fontane rinascimentali di Roma, è una delle tre fontane monumentali di piazza Navona. Subito dopo il restauro dell’acquedotto dell’”Aqua Virgo”, terminato nel 1570, furono iniziati i lavori per una ramificazione sotterranea secondaria del condotto, in modo da raggiungere l’area dell’antico Campo Marzio, tra le zone più popolose di Roma, e venne di conseguenza progettata anche l’edificazione di un certo numero di fontane. Tra le prime furono commissionate da papa Gregorio XIII, nel 1574, a Giacomo Della Porta, le due poste alle estremità di Piazza Navona (all’epoca “piazza in Agone”), di cui la Fontana del Moro è quella che si trova sul lato meridionale (quello rettilineo) della piazza.
Il progetto del Della Porta prevedeva una vasca marmorea a pianta mistilinea poggiata su due gradini, che poco dopo venne circoscritta da una cancellata[1]. Stesso progetto e stessi interventi anche per l’altra fontana della piazza, quella poi chiamata “del Nettuno”, all’estremità settentrionale. Per la decorazione vennero usati i quattro tritoni che due anni prima erano stati realizzati (e non utilizzati) per la fontana di piazza del Popolo, insieme a gruppi rappresentanti un mascherone tra due delfini.
In occasione della realizzazione, al centro della piazza, della “Fontana dei Quattro Fiumi”, nel 1651 papa Innocenzo X affidò a Bernini anche l’ampliamento della fontana meridionale[2], con la rimozione dei gradini e della cancellata e la costruzione di una vasca esterna più ampia, della stessa forma di quella interna.
La grossa conchiglia (la “lumaca”) con tre delfini, con cui Bernini ornò la fontana, non piacque al papa, che l’anno successivo trasferì l’intero gruppo in una villa sul Gianicolo. Un successivo tentativo incontrò finalmente il favore di Innocenzo X: una figura maschile che trattiene per la coda un delfino (un po’ troppo piccolo, in proporzione), che getta acqua dalla bocca, scolpito da Giovanni Antonio Mari. I tratti somatici della figura richiamano vagamente le caratteristiche di un uomo di colore, particolare che bastò per dare alla fontana il nome che conserva tuttora.
Secondo una versione tradizionale, per il volto del “Moro” Bernini si sarebbe ispirato alla statua di Pasquino (i cui tratti erano però anche allora alquanto rovinati), e questa circostanza potrebbe giustificare una sorta di “dispetto” fatto al papa, dato che le “statue parlanti”, e Pasquino in particolare, al cui collo mani ignote appendevano versetti satirici e feroci critiche alla classe dirigente, erano all’epoca una grossa preoccupazione per i nobili e il clero in generale.
Nel 1874, contemporaneamente alla realizzazione definitiva della fontana settentrionale di piazza Navona, tutti i gruppi scultorei della Fontana del Moro vennero rimossi e trasferiti e sostituiti da copie[3]. Solo in tempi recenti si è proceduto al loro restauro, ma gli originali sono stati utilizzati per altre fontane; i tritoni, in particolare, si trovano nella fontana del laghetto di Villa Borghese.
La notte del 3 settembre 2011 la fontana fu danneggiata da un atto vandalico, ma il successivo 16 settembre i lavori di restauro erano già
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