La cucina dei rioni: Monti e sant’Angelo

Proseguendo nel nostro viaggio, alla scoperta delle zone della cucina di Roma e dintorni e rimanendo al centro storico, andiamo alla scoperta della cucina e della storia dei rioni Monti e sant’Angelo, quest’ ultimo, luogo della cucina giudaico-romanesca.

La cucina dei rioni (zone del centro), non si è distaccata di molto da quella tradizionale romana, anche se nel corso degli anni, ha avuto alcuni cambiamenti portati, come vedremo in seguito, dall’unione di diverse culture e tradizioni. 

Il rione Monti, uno dei più antichi quartieri della città, la sua nascita risale agli inizi di Roma, è un quartiere da ammirare e scoprire, ricchissimo di storia e cultura, dove passeggiando per le caratteristiche vie, si cammina su ben oltre 2000 anni di storia. Il nome deriva dal termine “li monti”, ovvero una zona quasi disabitata che comprendeva tre dei sette colli romani, l’ Esquilino, il Viminale e una parte del colle Quirinale, oggi l’Esquilino non appartiene più al suo territorio. Anticamente la parte più alta era zona di splendide domus signorili, mentre la parte bassa, “la Suburra,” era malfamata e corrotta, dove risiedevano i plebei. 

Durante il medioevo, molti degli abitanti si spostarono verso il vicino rione Campo Marzio e l’aspetto del rione rimase inalterato fino all’ottocento, quando subì un imponente rinnovamento urbanistico, portato avanti e concluso durante il periodo fascista, quando le case e le vie furono abbattute per portare alla luce gli antichi resti dei Fori Imperiali. 

Oggi la zona è una delle più visitate dai turisti per via dei suoi numerosi monumenti, in primis per i resti dei Fori Imperiali, un tempo il cuore della vita e della politica dell’antica Roma e per le maestose basiliche di San Giovanni in Laterano e di Santa Maria Maggiore, tra le zone più amate troviamo via Nazionale e via Cavour, con le loro originali abitazioni, botteghe artigiane e ristoranti. Dunque, in questo contesto non poteva non mancare la buona cucina,

via del Boschetto al centro del rione è una delle vie della capitale con il più alto numero di ristoranti dove si possono trovare i piatti tipici della tradizione, l’amatriciana, la cacio e pepe, pizzerie e locali alla moda come pub e cocktail bar. 

Nel tempo il rione si è aperto alla nuova cucina proveniente al di fuori dell’Italia, dalla cucina indiana a quella giapponese e non mancano piccoli locali di spezie e cucina etnica, dove la tradizione si mescola con l’innovazione all’ombra di 2000 anni di storia. 

Prima di arrivare al rione sant’Angelo, per gustare i prelibati carciofi alla giudia, merita una tappa il quartiere Campo Marzio, tra le piazze di Spagna e del Popolo, una zona ricca di ristoranti, anche rinomati dell’alta cucina, osterie della cucina tradizionale, pizzerie e gelaterie. Un tempo lì a Campo Marzio, si potevano assaggiare presso il ristorante “Le Venete”, oramai non più esistente, i saltimbocca alla romana, un piatto semplice e popolare con carne di vitella con sopra la salvia, descritti dal noto scrittore e gastronomo, Pellegrino Artusi nel suo libro “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” (1891), il quale gli assaporò proprio a le Venete e purtroppo possiamo solo immaginare i sapori e le prelibatezze che venivano preparate all’ epoca. 

Infine uscendo da una delle tante viuzze di Campo Marzio, si arriva vicino al Tevere al rione sant’Angelo, dove al suo interno si trovano i solenni monumenti del Teatro Marcello, Teatro di Balbo e del Circo Flaminio. Ma su tutti è il ghetto ebraico che ha fatto la storia. Uno dei più antichi al mondo, il ghetto ebraico fu istituito dall’allora papa Paolo IV nel 1555 per rinchiudere gli ebrei in fuga dalla Sicilia e dalla Spagna, ciò portò alla fusione di più tradizioni culinarie, ma pur sempre nel rispetto delle regole della cucina Kosher (ebraica), rappresentata dai baccalà, i fiori di zucca fritti e soprattutto dai carciofi alla giudia, nome dato dai romani non residenti nel ghetto.

Una versione della storia sostiene che gli ebrei del ghetto avevano l’olio che al tempo costava e potevano friggere due volte i carciofi, una ricetta arrivata fino a noi e che continua a deliziare il nostro palato, venendo gustati in tutta la loro croccantezza come se fossero dei fiori appena sbocciati.

 

Piatti:   

Amatriciana, cacio e pepe, saltimbocca alla romana, baccalà fritto, fiori di zucca fritti, carciofo alla giudia, pizza romana, gelato.

 

 

 

 

 

Author: Pro Loco Roma

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