Palazzo dei Conservatori
Piazza del Campidoglio, 4
Roma (RM)
Il Palazzo dei Conservatori è situato in Piazza del Campidoglio a Roma, a destra del Palazzo Senatorio e di fronte al Palazzo Nuovo, insieme al Tabularium e al Palazzo Nuovo, costituisce la sede espositiva dei Musei Capitolini. Nell’alto medioevo il Palazzo era la sede della magistratura elettiva cittadina, i Conservatori, da cui oggi prende il nome. Fu fatto erigere in questa posizione da Niccolò V e constava di dodici arcate al pian terreno e una serie di sei finestre guelfe al piano nobile. Una seppur vaga idea del suo aspetto quattrocentesco si può avere dagli affreschi della Sala delle Aquile all’interno dell’attuale Palazzo dei Conservatori.
Michelangelo Buonarroti, a cui era stato commissionato il lavoro della complessiva risistemazione della piazza, ne disegnò la nuova facciata, che però non riuscì a vedere terminata in quanto morì durante i lavori. Il suo progetto ridisegnava la facciata medievale del palazzo, sostituendo il portico con alte paraste poste su grandi piedistalli e le piccole finestre con una serie di ampie finestre tutte delle stesse dimensioni.
I lavori furono continuati da Guido Guidetti e terminati nel 1568 da Giacomo della Porta che seguì quasi fedelmente i disegni michelangioleschi, derogandovi solo per costruire una più ampia sala di rappresentanza al primo piano e, conseguentemente, anche una finestra più grande, rispetto a tutte le altre presenti sulla facciata del palazzo.
Sul lato destro si trovano i frammenti della statua colossale dell’imperatore Costantino. Si tratta delle diverse parti della grande statua dell’imperatore, rinvenute nel 1486, sotto il pontificato di Innocenzo VIII, nell’abside occidentale della Basilica di Massenzio al Foro Romano, portata a termine da Costantino. La statua, che rappresentava l’imperatore seduto in trono, secondo un modello riferibile alle statue di Giove, era costruita con la tecnica dell’acrolito: solo le parti nude del corpo erano lavorate in marmo, mentre le altre parti erano costituite da una struttura portante, poi mascherata da panneggi in bronzo dorato o addirittura di stucco. La testa, imponente nelle sue misure, mostra i tratti del volto spiccatamente segnati: la datazione dell’opera oscilla tra il 313, anno della dedica della Basilica da parte di Costantino, e il 324, quando nei ritratti dell’imperatore comincia ad apparire il diadema, la cui presenza è suggerita da alcune tracce nel marmo.
Sul lato sinistro sono sistemati i rilievi con le Province (l’Egitto, la Libia, la Moesia, la Dacia, La Gallia,l’Hispania e la Mauritania) e i trofei d’armi provenienti dal Tempio di Adriano a piazza di Pietra. Alcuni dei rilievi, contrassegnati dagli stemmi dei Conservatori, furono rinvenuti alla fine del XVI secolo, mentre gli altri vennero ritrovati, sempre nella stessa zona, a partire dal 1883. La serie dei rilievi, che mostra le personificazioni delle diverse province assoggettate all’impero romano, riconoscibili dagli specifici attributi, era posta a decorazione del tempio dedicato nel 145 d.C. da Antonino Pio al suo predecessore e padre adottivo Adriano, divinizzato dopo la morte: la cura nei rapporti con le diverse province, che lo portarono a lunghi viaggi attraverso la sconfinata estensione dell’impero romano, fu una delle caratteristiche del regno di Adriano. Tutto il fianco destro del tempio, con 11 colonne scanalate sormontate da imponenti capitelli corinzi, si conserva in piazza di Pietra inglobato nel palazzo della Borsa. Sul fondo del cortile, all’interno del portico costruito da Alessandro Specchi, appare il gruppo formato dalla statua seduta di Roma e dai due prigionieri in bigio morato, che Clemente XI acquistò nel 1720 dalla Collezione Cesi. Il gruppo, già composto in questa forma, venne riprodotto in antiche incisioni quando ancora si trovava nel giardino di casa Cesi, a Borgo. La figura centrale, che rappresenta una divinità seduta derivata da un modello della cerchia fidiaca, fu trasformata in Roma con l’aggiunta degli attributi tipici di questa personificazione; la statua poggia su una base decorata nella parte anteriore da un rilievo rappresentante una provincia assoggettata, proveniente probabilmente dalla decorazione di un arco del I secolo d.C. e da due rilievi con trofei. Le due figure colossali di barbari, le teste dei quali sono state aggiunte in epoca moderna, rese particolarmente preziose dall’uso del raro marmo bigio, possono essere avvicinate alla serie dei prigionieri Daci creata per la decorazione del Foro di Traiano.