Foro Romano
Il Foro Romano, situato nella valle compresa tra il Palatino e il Campidoglio, era in origine paludoso e inospitale.
La valle venne utilizzata tra X e VII secolo a.C. come necropoli dai primi villaggi stanziati sulle colline circostanti. La piana, verso il 600 a.C., ad opera del re etrusco Tarquinio Prisco, venne drenata con la costruzione della Cloaca Massima. Inseguito venne realizzata una pavimentazione in tufo. La piazza, di forma rettangolare, nacque come luogo destinato agli scambi commerciali e alle attività politiche e giudiziarie. I più antichi monumenti di carattere sacro, attribuiti dalla tradizione ai primi re di Roma, risalgono alla seconda metà del VI secolo a.C.
All’inizio della Repubblica (509 a.C.) vennero edificati il tempio di Saturno e il tempio dei Dioscuri. Al V secolo a.C. risale probabilmente la prima tribuna degli oratori, posta tra il Foro Romano e il Comizio. Nel II a.C. vengono costruite quattro basiliche, destinate all’amministrazione della giustizia e allo svolgimento degli affari.
Sotto Cesare e poi Augusto il Foro Romano subisce ulteriori cambiamenti. All’età augustea risale la pavimentazione in travertino ancora oggi visibile. In epoca imperiale sorgono nell’area del Foro numerosi monumenti onorari; l’ultimo di questi è la colonna dedicata, nel 608 d.C., all’imperatore Foca. Il foro si andò lentamente interrando e durante il Medioevo, utilizzato come pascolo per gli animali domestici e come terreno seminativo, prese il nome di “Campo Vaccino“.
Durante il Rinascimento l’area del Foro Romano venne utilizzata come cava di marmi e pietre.
Il Foro fu riscoperto a partire dal XVI secolo nell’area, ancora conosciuta a quel tempo come Campo Vaccino. Nei secoli successivi furono intraprese varie campagne di scavo, ma l’area fu completamente scavata agli inizi del XX secolo.
Arco di Tito
Fu fatto innalzare, nell’81 d.C., dall’imperatore Domiziano in memoria del fratello Tito per celebrarne le vittorie contro i Giudei. Rivestito in marmo greco, il monumento è ad una sola apertura fiancheggiata da quattro semi colonne con capitelli.
Basilica di Massenzio
Costruita tra il 306 e 312 d.C. dall’imperatore Massenzio, fu completata dall’imperatore Costantino. Originariamente cinque grandi passaggi conducevano in un’enorme aula divisa in tre navate da colonne in marmo. Nell’abside della navata centrale Costantino fece alzare una sua gigantesca statua con le braccia, le gambe e la testa in marmo bianco ed il resto in bronzo dorato. La testa una mano ed un piede sono esposti nei Musei Capitolini.
Tempio di Venere e Roma
Il tempio più grande della città venne dedicato a Roma, la personificazione della città, e a Venere, la madre di Enea, padre di Romolo e Remo. Ogni dea aveva una sua cella (santuario). Quando Adriano si accorse che le statue erano troppo grandi condannò a morte il responsabile, l’architetto Apollodoro.
Tempio di Romolo
L’edificio, un tempo era dedicato alla memoria di Romolo, il figlio dell’imperatore Massenzio morto giovanissimo nel 309 d.C. e fatto divinizzare dal padre. Vi è ospitato un presepe napoletano del XVIII secolo composto da statuine lignee intagliate e dipinte.
Tempio di Antonino e Faustina
Costruito nel 141 d.C. da Antonino Pio in onore della defunta moglie Faustina, dopo la morte dell’imperatore fu dedicato anche alla sua memoria. Nell’XI secolo il tempio venne trasformato in una chiesa, poiché si credeva che in quel punto San Lorenzo fosse stato condannato a morte.
Tempio di Cesare
Fu costruito dall’imperatore Augusto dove fu bruciato il corpo di Giulio Cesare e dove Marco Antonio pronunciò la celebrazione funebre. Restano solo pochi avanzi, tra i quali l’altare rotondo eretto molto probabilmente nel luogo del rogo funebre.
Regia
Attribuita dalla tradizione al re Numa Pompilio e probabile residenza dei Tarquini. Nel periodo repubblicano vi esercitavano le loro funzioni il Rex Sacrorum, il Pontefice Massimo e gli altri Sacerdoti. La Regia fu distrutta da un incendio nel 64 a.C. e ricostruita nelle linee originarie, a dimostrazione della sua sacralità, nel 36 a.C. da Domizio Calvo.
Tempio di Vesta
Il tempio più elegante del Foro, una costruzione circolare circondata da un anello di 20 colonne scanalate, fu eretto nel IV sec. d. C. nel punto in cui sorgeva un tempio molto più antico. Il culto di Vesta era uno dei più antichi di Roma. Sei sacerdotesse, le vestali, dovevano mantenere acceso il fuoco sacro della dea del focolare. La vestale che lasciava spegnere la fiamma veniva frustata e scacciata. Le fanciulle tutte di nobile famiglia, venivano scelte quando avevano tra i sei e i dieci anni e servivano Vesta per 30 anni. Le vestali godevano di un alto stato sociale, ma dovevano restare vergini. In caso di trasgressione gli uomini coinvolti venivano frustati a morte e la vestale sepolta viva.
Tempio dei Castori (o dei Dioscuri)
Dedicato ai due gemelli divini Castore e Polluce. La leggenda narra che, nel corso della battaglia presso il lago Regillo (499 a.C.), che opponeva i Romani ai Latini, apparvero due misteriosi cavalieri, che guidarono i Romani alla vittoria. Subito dopo, gli stessi cavalieri furono visti nel Foro ad abbeverare i cavalli alla Fonte di Giuturna e annunciarono in città la vittoria, per scomparire subito dopo. Il popolo riconobbe in essi i Dioscuri. Il dittatore Aulo Postumio Albino fece voto di erigere un tempio in loro onore. Sappiamo, inoltre, che nel tempio aveva sede l’ufficio dei pesi e delle misure e che vi erano negozi di banchieri.
Basilica Giulia
Sui resti e sul sito di un più antico edificio, Cesare, nel 54 a.C., fece costruire la più grande Basilica del Foro, dedicata alla sua gens, i cui lavori furono però portati a termine da Augusto. Distrutta da un grosso incendio nel 283 d.C. fu fatta ricostruire nelle sue forme da Diocleziano. Fu la sede preferita, almeno per un periodo, per le attività dei cambiavalute. Nel IX secolo, nell’area della navata sinistra, si insediò la piccola chiesa di Santa Maria in Cannapara (che trae il suo nome dai costruttori di funi) e nei secoli successivi il terreno circostante fu affittato con grande profitto del proprietario, ovvero l’Ospedale della Consolazione, per “cavare marmi e travertini”.
S. Maria e gli edifici domizianei
Il complesso costituisce l’elemento di raccordo tra il Foro e il Palatino. Si compone di una grande sala dell’epoca dell’imperatore Domiziano, di “tabernae” di età adrianea, di un altro ambiente quadrato scoperto dal quale, attraverso tre ingressi, si accede ad una sala formata da un’aula centrale con quadriportico sul cui fondo si aprono tre stanze. Quest’ultima parte nel VI secolo d.C. fu trasformata nella chiesa di S. Maria Antiqua.
Horrea Agrippiana
L’opera, risalente all’epoca augustea, è una monumentale costruzione quadrata a due piani, in tufo, con grandi ambienti che si aprono su un ampio cortile con portici ed altri ambienti più piccoli. Fu fatta edificare da Agrippa per adibirla a magazzini (horrea), come è attestato da un’iscrizione ancora visibile in uno degli ambienti centrali.
Basilica Emilia
Unica superstite delle Basiliche repubblicane, fu costruita nel 179 a.C. dai censori Marco Emilio Lepido e Marco Fulvio Nobiliore. Chiamata inizialmente Fulvia o Fulvia Emilia, fu restaurata più volte da componenti della Gens Emilia, dalla quale prese il nome definitivo. Le basiliche non avevano funzioni religiose, ma erano luoghi d’incontro per uomini politici, usurai e publicani (esattori delle tasse).
Curia
Fondata, come vuole la tradizione, dal re Tullo Ostilio e rifatta nell’80 a.C. da Silla, fu spostata dal suo sito originario al luogo attuale da Cesare. Completata da Augusto nel 29 a.C. e restaurata da Domiziano nel 94 d.C., fu rifatta per l’ultima volta da Diocleziano intorno al 283 d.C.. Nella facciata si aprono tre grandi finestre e una monumentale porta i cui battenti sono una copia degli originali, trasferiti nel 1660 nella Basilica di San Giovanni in Laterano.
Arco di Settimio Severo
Tra i più belli e meglio conservati monumenti del Foro fu eretto da Settimio Severo nel 203 d. C. per celebrare i primi 10 anni del Suo impero. I rilievi celebrano le vittorie dell’imperatore in Partia (attuali Iraq e Iran) e in Arabia. Durante il Medioevo il fornice centrale fu usato come negozio di barbiere.
Rostri
La gradinata semicircolare, adibita a tribuna per gli oratori, era stata ornata con i rostra, gli speroni in bronzo sottratti alle navi dopo la vittoriosa battaglia di Anzio (338 a.C.). Spostati dall’area del Comizio in seguito alle demolizioni realizzate da Cesare, vennero inaugurati nel 44 a.C., poco prima della sua morte. Negli anni successivi vi furono esposti la testa e le mani di Cicerone, condannato a morte dal Secondo Triunvirato. Inoltre, fu qui che Giulia, la figlia di Augusto, fu accusata di prostituzione.
Tempio di Vespasiano e Tito
L’imperatore Tito diede inizio alla costruzione del tempio in onore del padre Vespasiano ma morì prima della sua ultimazione. Fu suo fratello l’imperatore Domiziano che completò i lavori del tempio dedicandolo a Vespasiano e Tito. Del tempio restano 3 colonne del lato nord-est. I gradini d’accesso e parte del podio risalgono al XIX secolo.
Colonna di Foca
Ultimo monumento del Foro romano, la Colonna fu dedicata nel 608 d.C. a Niceforo Foca, l’imperatore bizantino che donò il Pantheon a Papa Bonifacio IV. La Colonna, che ha origini più antiche (risale al II secolo d.C.), è sormontata da un capitello corinzio.
Via Sacra
La Via, che attraversa il Foro, era il percorso del condottiero vittorioso (dux) verso il Campidoglio. Era detta Sacra perché, secondo la leggenda, la percorsero Romolo e Tito Tazio dopo il patto di alleanza stretto al termine della guerra tra Romani e Sabini. Ogni mese vi si tenevano solenni cerimonie religiose con sacrifici.
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