Santa Pudenziana
Via Urbana, 160
Roma (RM)
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Per secoli si è ritenuto che Santa Pudenziana fosse la più antica chiesa cristiana di Roma: la chiesa sarebbe stata costruita sulla domus del senatore Pudente, che si trova nove metri sotto la basilica. Pudente, con le sue due figlie Pudenziana e Prassede, sarebbe stato convertito dall’apostolo Pietro che avrebbe dimorato sette anni nell’abitazione dell’amico. Origine e datazione della chiesa, pur antichissima, sono ancora in discussione.le strutture della chiesa farebbero parte delle Terme di Novato del II secolo, un secolo dopo l’arrivo di Pietro, e la trasformazione delle terme in una chiesa sarebbe avvenuta alla fine del IV secolo, sotto il pontificato di papa Siricio. Studi recenti, al contrario, sostengono che l’ubicazione in un edificio termale è da ritenersi infondata poiché non sono stati trovati bacini, condotti acquiferi e soprattutto vasche, manufatti tipici di un edificio di quel genere.
Il mosaico dell’abside risale a circa il 390, vi è rappresentato Cristo in trono circondato dagli apostoli (ne sono rimasti dieci, gli altri probabilmente sono scomparsi con le ristrutturazioni cinquecentesche) e da due donne che gli porgono una corona ciascuna, la cui identità è oggetto di discussione: secondo alcuni sarebbero le sante Pudenziana e Prassede, figlie di Pudente, secondo altri rappresenterebbero la “Chiesa” e la “Sinagoga”, cioè i templi dei cristiani e degli ebrei. Solo la figura del Cristo ha l’aureola, e tiene in mano un libro aperto sul quale campeggia l’iscrizione DOMINUS CONSERVATOR ECCLESIAE PUDENTIANAE. Le figure si stagliano davanti a un’esedra porticata, dietro la quale si intravede il profilo di una città, che potrebbe essere identificata con Gerusalemme. Questa interpretazione è resa plausibile dalla presenza, al centro del mosaico, di una croce gemmata che, secondo la tradizione, sarebbe stata fatta erigere dall’Imperatore Costantino sul Calvario, poco al di fuori della città santa.
Accanto alla Croce svettano in un cielo animato da nuvolette rosacee e azzurre i quattro Viventi dell’Apocalisse (l’angelo, il bue, il leone e l’aquila), una delle più antiche rappresentazioni del Tetramorfo giunte sino a noi in sede monumentale. Durante il pontificato di Adriano I la chiesa fu riedificata, quindi restaurata da papa Gregorio VII e da papa Innocenzo III, al quale si deve il magnifico campanile. Nel 1589 fu ampiamente modificata per opera di Francesco da Volterra. La facciata ricostruita per cura del cardinale Luciano Bonaparte committente di Antonio Manno (1870), presenta un bellissimo fregio del secolo XI, adattamento dell’originaria cornice marmorea della porta, con i medaglioni di Pastore e Pudente, di Pudenziana e di Prassede e, nel mezzo, il mistico Agnello.