Quando un Oste partiva da Roma per andare ai Castelli a scegliere il vino da comprare per la sua Osteria, visitava qualche cantina di produzione assaggiando diversi vini e spesso usciva lasignora con un cestino di finocchio affettato che diceva: “𝑷𝒖𝒍𝒊𝒕𝒆𝒗𝒊 𝒍𝒂 𝒃𝒐𝒄𝒄𝒂 𝒄𝒐𝒏 𝒅𝒖𝒆 𝒑𝒆𝒛𝒛𝒆𝒕𝒕𝒊 𝒅𝒊 𝒇𝒊𝒏𝒐𝒄𝒄𝒉𝒊𝒐 𝒇𝒓𝒆𝒔𝒄𝒐”.
Questo trucco faceva sembrare un vino bianco scarso di ottima qualità! Tornando a Roma col vino acquistato (portato dal Carrettiere a Vino) veniva rimproverato dalla moglie che gli diceva: “𝑸𝒖𝒆𝒔𝒕𝒐 𝒗𝒊𝒏𝒐 𝒏𝒐𝒏 𝒗𝒂𝒍𝒆 𝒏𝒖𝒍𝒍𝒂, 𝑻𝒊 𝒉𝒂𝒏𝒏𝒐 𝒊𝒏𝒇𝒊𝒏𝒐𝒄𝒄𝒉𝒊𝒂𝒕𝒐!” e lui si difendeva con una frase comica rimasta storica: “𝑴𝒂 𝒄𝒉𝒆 𝒅𝒊𝒄𝒊! 𝑬̀ 𝒄𝒉𝒆 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒐 𝒗𝒊𝒏𝒐 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒊 𝒑𝒖𝒐̀ 𝒕𝒓𝒂𝒔𝒑𝒐𝒓𝒕𝒂𝒓𝒆!”.
Avendolo ormai acquistato e volendo rifilare questo vino non eccelso a dei clienti, prima portava loro del finocchio raggirandoli come era successo a lui. E se le pietanze che aveva intenzione di servire non erano proprio freschissime (anzi un po’ rancide) le ricuoceva condendole con abbondante finocchio.
Cosa significa quindi il termine Infinocchiare?
Così i sapori autentici venivano coperti dall’infida verdura e gli infinocchiati mangiavano, bevevano ed erano tutti contenti. Questi esempi della tradizione da cui la parola – forse – nasce, possono essere presi a paradigma dell’infinocchiamento: una disonestà furbastra e ignobile per chi la trama e certo nonlusinghiera per il tonto che ci casca.
𝑮𝒊𝒂𝒏𝒄𝒂𝒓𝒍𝒐 𝑩𝒆𝒓𝒕𝒐𝒍𝒍𝒊𝒏𝒊