Fontana di Piazza Trilussa
Piazza Trilussa
Roma (RM)
I quartieri del lato sinistro del Tevere erano ormai serviti dalle varie ramificazioni degli acquedotti “Vergine” e “Felice”, ma in alcune zone la pressione dell’acqua era estremamente bassa. Era il caso del rione Regola nel quale sorgeva, edificato circa un ventennio prima da papa Sisto V, un complesso comprendente un ospizio ed un ospedale per poveri, proprio allo sbocco di Ponte Sisto, e quindi praticamente in linea retta con il punto terminale dell’acquedotto appena terminato. Si provvide quindi a prolungare il condotto principale fino a valle, facendogli poi attraversare il fiume appoggiando la conduttura sul ponte. Raggiunto il complesso ospedaliero, allora denominato “Ospizio dei Cento Frati”, fu commissionata anche l’edificazione di una fontana che, tra l’altro, ricordasse con un’epigrafe l’intervento del pontefice.
L’opera fu realizzata da Giovanni Vasanzio, con la collaborazione di Giovanni Fontana per la parte idraulica, e fu terminata nel 1613. Si trattava di una grande nicchia, delimitata da due colonne in marmo appoggiate su una parete bugnata in blocchi di travertino, in cima alla quale era l’iscrizione commemorativa, sormontata dallo stemma pontificio. Nella parte alta della nicchia una grande bocca versava abbondante acqua in un piccolo catino, dal quale tracimava in una vasca sottostante, che riceveva altra acqua, con uno zampillo incrociato, dalle fauci di due draghi alati posti ai lati, alla base delle colonne, mentre due teste di leone versavano altra acqua dalle estremità della vasca. Intorno alla fontana un’area di rispetto era delimitata da un’inferriata sorretta da sei colonnine in granito rosso.
Intorno al 1880 l’ospizio fu demolito, a causa dei lavori per la costruzione dei muraglioni del Tevere, e la fontana smontata. Ma nel 1898 venne recuperata e ricostruita esattamente all’altra estremità del ponte, nella piazza dove attualmente si trova, disposta in cima ad una scalinata. Se ne occupò l’architetto Angelo Vescovali, che però poté recuperare solo poco più della metà dei materiali originari. Un’altra iscrizione, sotto la nicchia, ricorda l’avvenimento. In tempi recenti la portata d’acqua è stata ridotta in maniera consistente, e la fontana che era stata ideata grazie ad un incremento idrico al di là del fiume, soffre ora dello stesso problema che aveva contribuito a risolvere: il catino superiore è secco, come le fauci dei leoni, e gli zampilli dai due draghi sono ridotti al minimo, con una pressione che, lungi dal consentire il caratteristico incrocio di un tempo, produce solo due deboli rivoli d’acqua.
La nuova posizione ha però creato una panoramica di sicuro effetto: dal lato di Ponte Sisto da cui è stata rimossa, si possono vedere, sull’altra sponda del fiume, praticamente una sopra l’altra, la fontana dei Cento Preti e, più in alto, in cima al Gianicolo, il “fontanone” dell’Acqua Paola.