“Nell’antica Basilica di S. Pietro sul pavimento vicino la porta Argentea era una grande ed antica pietra di porfido di forma orbicolare, detta Rota Porphyretica, sotto la quale si stimò dagli antichi fosse sepolto il santo Beda, per la di cui riverenza non soleva alcuno sopra di essa passare. Oggi si vede la medesima rota di porfido nel nuovo pavimento fatto da Innocenzo X avanti la porta principale del tempio, nel luogo medesimo dove era anticamente, fatta ivi da lui collocare per conservarne la memoria. In questa rota nell’antica Basilica si soffermavano gli Imperatori e Re quando solennemente si doveano coronare, prima di essere condotti al luogo della Confessione ove il Papa gli dava lo scettro e il pomo d’oro.”
Andrea Busiri Vici,
La piazza di San Pietro in Vaticano nei secoli III, XIV e XVII suoi miglioramenti, usi e dipendenze – memoria storico-Artistica con facsimili dei disegni originali del Bernini e monografie dell’Autore.
La Rota Porphyretica: simbolo di potere imperiale e sacralità nella Basilica di San Pietro
Incastonata nel pavimento della navata centrale della Basilica di San Pietro, poco oltre la monumentale Porta del Filarete, la Rota Porphyretica è molto più di un semplice elemento decorativo: è una lastra di porfido rosso che racconta secoli di storia, fede e autorità. Con un diametro attuale di circa 2,6 metri, questo disco in porfido rappresenta uno dei rari e preziosi resti dell’antica basilica costantiniana, demolita nel XVI secolo per fare spazio alla nuova, grandiosa struttura progettata da Michelangelo e altri grandi architetti del Rinascimento.

Marmo Porfido
Il marmo porfido, materiale da cui è ricavata la Rota, è una pietra di origine egiziana, estratta nelle remote cave imperiali di Gebel Dokhan, nel deserto orientale. Caratterizzato da un intenso colore rosso porpora punteggiato da cristalli bianchi di feldspato, questo marmo era riservato nell’antichità all’uso esclusivo degli imperatori romani. La sua rarità, durezza e brillantezza lo resero simbolo di eternità, maestà e potere assoluto. Così, la Rota Porphyretica divenne fulcro delle cerimonie di incoronazione degli imperatori del Sacro Romano Impero, sancendo la sacra alleanza tra il potere temporale e quello spirituale.
Secondo la tradizione, fu proprio su questa pietra che, nella notte di Natale dell’anno 800, Carlo Magno ricevette la corona imperiale da Papa Leone III, dando inizio a una lunga serie di incoronazioni che include nomi illustri come Lotario I, Ludovico II, Lamberto di Spoleto, Berengario, gli Ottoni, Federico Barbarossa e Federico II. In quel momento solenne, la lastra non era solo un supporto fisico, ma un trono liturgico in pietra, testimonianza visiva dell’unione indissolubile tra Chiesa e Impero.
Storici come Onofrio Panvinio e Giacomo Grimaldi ci raccontano che l’antica basilica ospitava quattro “rotae” marmoree: due in porfido e due in marmo egiziano. Tra queste, la cosiddetta “grande porphyretica” era posta di fronte all’altare maggiore, in posizione centrale, proprio a sottolineare la sua funzione rituale e simbolica.

Rappresentazione dell’antica Basilica di San Pietro di Giacomo Grimaldi; il disco rosso al centro del disegno è la rota porphyretica

La rota porphyretica vista dall’alto
Nel corso della costruzione della nuova basilica, il pavimento costantiniano fu interrato a circa quattro metri di profondità. Tuttavia, durante il Giubileo del 1649, Papa Innocenzo X ne ordinò il recupero. Fu in quell’occasione che la lastra, spezzatasi, venne ridotta nelle dimensioni attuali e ricollocata nel punto in cui ancora oggi è visibile.
Oggi, la Rota Porphyretica continua ad attrarre visitatori da tutto il mondo. Non più teatro di incoronazioni, rimane però potente emblema della cristianità medievale, della solennità dei riti pontifici e della lunga storia della Basilica Vaticana. Oggetto di studi accademici, è considerata una delle testimonianze più tangibili della continuità tra l’antica Roma imperiale e l’autorità spirituale della Chiesa cattolica. Passeggiando sul pavimento della basilica, è facile passare accanto a questa ruota di porfido senza notarla. Ma fermarsi un attimo e osservarla con consapevolezza significa entrare in contatto con un passato in cui fede, politica e arte si fondevano in un’unica, solenne visione del mondo.

Basilica di San Pietro, navata centrale
Fonti:
- La piazza di San Pietro in Vaticano nei secoli III, XIV e XVII suoi miglioramenti, usi e dipendenze. Memoria storico-artistica con facsimili dei disegni originali del Bernini e monografia dell’autore. Andrea Busiri-Vici, MDCCCXCIII
- Il tribunale della S. Rota romana descritto da Domenico Bernino, e dal medesimo dedicato alla Santità di N.S. Clemente XI, in Roma, Nella stamperia del Bernabò, l’anno MDCCXVII