La Chiesa dei Santi Bonifacio e Alessio

La Chiesa dei Santi Bonifacio e Alessio

La Chiesa dei Santi Bonifacio e Alessio, situata nel quartiere Aventino di Roma, venne realizzata tra il III e il IV secolo. In origine era dedicata al solo San Bonifacio, un uomo che conduceva una vita dissoluta insieme alla madre di Alessio, Egle. Quando la donna si convertì ad una vita cristiana, lo stesso fece Bonifacio, che arrivò a subire il martirio per decapitazione. La chiesa fu intitolata anche a San Alessio, verso la fine del primo millennio. Secondo una leggenda del V secolo, Alessio, giovane patrizio romano che aveva dedicato la sua vita ai bisognosi, fuggì in Oriente per evitare un matrimonio imposto dai familiari. Tornato a Roma dopo vent’anni, passò il resto della sua vita da mendicante, risiedendo sotto le scale dell’atrio della sua casa. Fu solo in punto di morte che rivelò al papa la sua vera identità.

Durante il periodo di Benedetto VII, la chiesa dei Santi Bonifacio e Alessio fu affidata al monaco basiliano Sergio, che la trasformò in Abbazia e divenne il punto di partenza dei missionari per cristianizzare gli Slavi. Papa Onorio III, nel 1217, la ricostruì e fece sistemare le reliquie dei due santi sotto l’altare maggiore. Altri lavori di ristrutturazione avvennero nel 1750, diretti da Tommaso De Marchis, in cui la sopraelevazione del pavimento fece perdere le antiche decorazioni a mosaico. La chiesa fu affidata nel 1846 ai padri somaschi, che praticarono ulteriori interventi.

La Chiesa dei Santi Bonifacio e Alessio, navata centrale

La Chiesa dei Santi Bonifacio e Alessio, navata centrale

L’interno della Chiesa

Si entra nella basilica dei Santi Bonifacio e Alessio attraversando un quadri-portico d’impianto medievale, in parte murato, che ha sulla destra una fontanella ornata da un frammento di guglia gotica con le immagini dei due santi. La facciata della chiesa, neo-cinquecentesca, è opera di De Marchis. Sotto il portico è conservata la statua di papa Benedetto XIII, opera in gesso del XVIII secolo. A destra si staglia il campanile duecentesco, a cinque ordini con serie di doppie bifore. L’interno della chiesa, cui si accede attraverso un portale cosmatesco, è a tre navate divise da pilastri, ornati da paraste scanalate e capitelli corinzi.

Il soffitto a cassettoni risale all’ottocento, mentre nel pavimento vi sono resti della decorazione cosmatesca. Nella navata di destra è conservata la tomba della principessa Eleonora Boncompagni Borghese (1695), opera di A. Fucigna, su progetto di G.B. Contini, proveniente dalla demolita chiesa di Santa Lucia dei Ginnasi. Nel transetto destro c’è la cappella voluta da Carlo IV di Spagna, in cui è custodita un’icona con la Madonna, databile al XIII secolo, che la tradizione riteneva invece portata dall’Oriente dallo stesso San Alessio.

L’altare maggiore è sormontato dal ciborio a cupola, sorretto da colonne di marmo greco, opera del De Marchis. e qui, in un’urna, si trovano le reliquie dei Santi. Nell’abside sono poste due colonnine che già si trovavano nella precedente chiesa di Onorio III e oggi incorniciano l’iscrizione che ricorda le reliquie dei Santi Bonifacio e Alessio. Dal presbiterio si accede alla cripta romanica, l’unica a Roma dove un’altare a baldacchino conserva le reliquie di San Tommaso Becket, arcivescovo di Canterbury e confidente di Re Enrico II d’Inghilterra, da questi fatto uccidere nel 1161 per la sua difesa intransigente dell’autonomia e dei privilegi della Chiesa. Nella cripta è conservata una colonna ritenuta quella alla quale sarebbe stato avvinto San Sebastiano quando venne martirizzato.

Nel transetto di sinistra vi è una cappella con la tomba del cardinale Guidi di Bagno ad opera di D. Guidi. Nel passaggio dal transetto alla navata sinistra è conservata un altra tomba appartenente a G. Brippio, umanista del XV secolo e autore del poema “La Leggenda di S. Alessio“. In fondo alla navata, all’interno di una vetrina, è la scenografia barocca con San Alessio assistito da tre Angeli al momento del trapasso. L’opera è in legno e stucco di A. Bergondi e ricostruisce la morte del santo sotto la scala nella quale, secondo la leggenda, aveva il suo giaciglio. La leggendaria vicenda è peraltro narrata nei famosi affreschi della Basilica inferiore di San Clemente.

Author: Pro Loco Roma

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