OPERE DEL BORROMINI

Opere del Borromini: da scalpellino a San Pietro ad assistente del Bernini

Francesco Borromini, nato Francesco Castelli Brumino, fu uno degli architetti più importanti e conosciuti del Barocco italiano. Nato nel 1599 sul lago di Lugano, probabilmente era figlio di un capomastro da cui imparò le principali tecniche di intaglio; in seguito passò alcuni anni a Milano per poi trasferirsi a Roma, nel 1619, dove rimase per tutto il resto della sua vita. Grazie ad una lontana parentela con Carlo Maderno, trovò impiego come scalpellino in San Pietro in Vaticano, operando principalmente sui cherubini decorativi, sui festoni e sui cancelli. Quando il Maderno morì, nel 1629, le speranze di Borromini di essere nominato architetto della “fabbrica” di S. Pietro vennero deluse con la nomina al ruolo di Gian Lorenzo Bernini il quale, però, lo confermò suo primo assistente. Borromini proseguì quindi agli ordini di Bernini contribuendo, talvolta, alla progettazione di alcune opere importanti sia di San Pietro sia di Palazzo Barberini come, ad esempio, la bellissima scala ellittica interna. Il rapporto tra i due fu tutt’altro che facile e, nel 1634, i due architetti si separarono definitivamente anche perché, in quel periodo, a Borromini si presentò la grande occasione di progettare la chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane.

chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane

La Chiesa di San Carlo Alle Quattro Fontane, nel Rione Monti

La Chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane

Tra le opere del Borromini a Roma, S. Carlo alle Quattro Fontane (S. Carlino) è senza dubbio una delle più note, grazie al fatto che, malgrado le sue ridottissime dimensioni, la chiesa è una delle più geniali composizioni spaziali che siano state mai immaginate, con la sua pianta ovale, accentuata dalla cupola a nido d’ape, l’effetto flessibile delle pareti ondulate e la facciata concavo-convessa molto particolare.

Chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza

Un’altra delle opere del Borromini a Roma è la chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza, del 1642 e recentemente restaurata; la chiesa ha la pianta stellare formata dall’unione di due triangoli equilateri con la cupola che, all’esterno, è coperta da un tamburo convesso e si conclude su un’alta lanterna a spirale che suggerisce un ideale percorso ascensionale; tutti elementi ripresi anche nella costruzione del tiburio e del campanile della Basilica di Sant’Andrea delle Fratte.

Chiesa di Sant'Agnese in Agone

La chiesa di Sant’Andrea in Agone a Piazza Navona

La Chiesa di Sant’Agnese in Agone a Piazza Navona

Un’altra delle famose opere del Borromini a Roma è la Chiesa di Santa Agnese in Agone, a piazza Navona, del 1653, in cui Borromini riprese il primo progetto dell’architetto Rainaldi apportando piccole modifiche all’interno e ridisegnando la facciata, rendendola concava. La cupola, incorniciata da eleganti torrette, costituisce una delle sue composizioni migliori anche se, prima di essere completata, l’incarico gli venne tolto e riaffidato a Rainaldi e Bernini. Secondo la tradizione, il suo “rivale” Bernini costruì la statua che impersona il Rio della Plata, nell’antistante Fontana dei Quattro Fiumi, con la mano alzata verso la chiesa di S. Agnese in segno di scherno e di “difesa” da un eventuale crollo.

Opere del Borromini: cos’altro potrete vedere a Roma

Altra opera notevole è l’Oratorio dei Filippini, per l’ingegnosa facciata che riesce a fondere la chiesa e il corpo del convento. Tra le altre opere di Borromini a Roma, alcune minori o incomplete, segnaliamo il rifacimento dell’interno della Basilica di San Giovanni in Laterano e la chiesa di Sant’Andrea delle Fratte (1653), a cui aggiunse il transetto, un’abside e la cupola oltre a riprendere alcuni elementi presenti nella chiesa di San Carlo, come il tiburio e il campanile; di Borromini troviamo anche Palazzo Falconieri in via Giulia, e Santa Maria dei Sette Dolori del 1642 il cui interno, però, venne notevolmente alterato nel XIX sec. Nella sua ultima opera, il Collegio di Propaganda Fide su Piazza di Spagna di cui progettò, oltre ad una cappella interna anche la massiccia facciata, il suo linguaggio e il suo stile si distaccano dal precedente grazie ad un maggiore rigore e monumentalità. Della sua architettura anticonvenzionale rimangono molte tracce anche se l’influenza che ebbe sull’architettura italiana fu minore di quella che ebbe nel resto d’Europa. La salute di Borromini, che soffriva di disturbi nervosi e di depressione, si aggravò nel 1667 e pare che, in preda ad un violento attacco d’ira si ferì con un pugnale, non si sa se volontariamente o involontariamente, morendo poco dopo.

Author: Pro Loco Roma

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